Icone - PaoloBellavite14

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Icone

 
Icone della Deesis
 
La “Deesis”, parola greca che significa supplica, preghiera, simboleggia l’intercessione al Signore per la remissione dei peccati dell’umanità. La Deesis di prammatica comprende cinque tavole (Cristo, alla sua destra la Madre di Dio e l’Arcangelo Michele, alla sua sinistra San Giovanni Battista e l’Arcangelo Gabriele), cui spesso si aggiungono apostoli e vescovi. Nella iconostasi, ovvero la parete ricoperta da icone che nelle Chiese di culto ortodosso separa il Santuario dalla navata, questa opera occupa una posizione centrale. Il tipo canonico della Deesis è originario di Alessandria, dove apparve verso la metà del primo millennio sotto l’influsso di leggende orientali che narravano che il giorno del giudizio universale la Vergine sarebbe apparsa.
 
 
Cristo Pantocratore
 
L’immagine originale fa parte delle icone della Scuola di Mosca - 1670 circa - riportata nel calendario di Russia Cristiana, 1990.
 
Il Pantocratore, cioè “Colui che sostiene in sé tutte le cose”, è la denominazione più consueta di Cristo nella tradizione orientale. Cristo appare raffigurato solitamente a mezzo busto, con la mano destra levata in atto di benedizione, mentre la sinistra regge il Vangelo. Qui è aperto alla pagina di Gv. 8, 12: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.
 
Cristo è insieme il Signore e il prototipo dell’umanità trasfigurata. Nel volto del Pantocratore, particolarmente nello sguardo, si esprime una sconfinata misericordia, un amore doloroso ed appassionato per l’uomo: “L’amore è l’icona di Dio: questo è il cuore, l’enunciato centrale di tutta la meditazione teologica sull’icona di Cristo” Christoph Schönborn (Dal calendario di Russia Cristiana, 1990).
 
Il capo è circonfuso di un nimbo, in cui si distinguono i profili della croce, tracciati con tre linee a rappresentare la Trinità, e le lettere greche O WN che significano “Colui che è” (Es 3,14), il nome sacro di Dio in forma contratta. I colori delle vesti hanno un significato simbolico: il rosso della tunica (il colore degli imperatori) impreziosita dall’oro filigranato, esprime la signoria di Cristo sul mondo e indica la regalità della natura divina, mentre il manto blu indica l’umanità di cui Cristo si riveste nell’Incarnazione. La mano destra, benedicente, confessa con il gesto la divinoumanità di Cristo, come insegna il manuale di pittura del monte Athos: “Quando rappresentate la mano che benedice, incrociate il pollice con il quarto dito in modo che l’indice rimanga diritto ed il medio un po’incurvato a formare il nome di Gesù (IC). Il pollice si incroci col quarto dito ed il quinto rimanga un po’ incurvato a formare il nome di Cristo (XC). Queste quattro lettere costituiscono l’abbreviazione di Gesù Cristo. Così la divina Provvidenza ha voluto che le dita dell’uomo, di lunghezze diverse, siano disposte in modo tale da poter formare il nome di Cristo”.
 
Nelle icone lo sfondo, generalmente dorato, rappresenta la luce increata di Dio. Le linee qui tratteggiano un paesaggio con case nella città di Verona, per rappresentare un luogo concreto: “…Non c’è nessuna separazione tra la materialità dell’esistenza e Cristo che è con noi, che ci abbraccia…” (volantone di Pasqua 2004). I principali riferimenti simbolici sono il ponte e l’acqua: “… Il destino ha avuto pietà di voi; seguitemi, il ponte lo costruirò io. Io infatti sono il destino” (L. Giussani, All’origine della Pretesa Cristiana, Rizzoli, 2001, p. 37). “Nessuno viene al Padre se non attraverso me” (Gv. 14, 6). Cristo è anche colui che dà l’acqua della vita: “Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 13-14).
 
 
Madre di Dio
 
L’icona rappresenta la Vergine orante della Grande Deesis del monastero di Dionisio - 1542 -Attribuita a Euphrosynos, della Scuola di Creta.  
 
Il posto d'onore, alla destra di Cristo, spetta alla Vergine. La Madonna della Deesis appartiene, sotto l'aspetto iconografico, al tipo fondamentale di raffigurazione mariana della Chalkopratija, caratterizzata dalla posa di supplica con cui Maria si rivolge al Figlio. La Madonna della Deesis rappresenta la Chiesa, riporta a Cristo le preghiere dell'umanità e la ricopre della sua protezione materna. La Madonna è rivestita con i colori inversi, rispetto a Cristo: alla tunica azzurra, segno della sua creaturalità, fa riscontro il manto rosso porpora, simbolo della dignità divina cui la creatura assurge attraverso la Redenzione. Come dicevano i Padri, “Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio”. Tre ornamenti d’oro sul mantello simbolizzano la Trinità. I lineamenti e l’espressione del volto della Vergine manifestano un fulgore esterno e interiore, visibile in ogni elemento: nel fluire della luce, nella luminosità emanata dalle tinte stesse.
 
Lo sfondo raffigura la Chiesa-Madre di Verona, tenuta quasi tra le mani della Madonna, che la offre a Gesù e nello stesso tempo la mostra come La strada all’osservatore.
 
 
Arcangelo Gabriele
 
La figura è tratta dalla Deesis “Vysockij”, Costantinopoli - 1395. L’originale è attualmente alla galleria Tret’jakov, Mosca.
 
Le icone della Deesis “Vysockij” appartengono al novero dei principali capolavori dipinti nelle botteghe iconografiche della capitale. L’arcangelo Gabriele, secondo la tematica della Deesis, si rivolge a Cristo in un atteggiamento di contemplazione e supplica orante. Le figure degli angeli, raffigurate come tutti  gli altri personaggi della Deesis fino alla cintola, sono maestose, solenni e sfolgoranti. I colori delle vesti sono raffinati e festosi: l’intero sembiante è regalmente ricco, vivido, rappresentativo. La nobile purezza del tipo greco classico si accompagna all’illuminazione spirituale. In particolare, nell’arcangelo Gabriele si ravvisa già l’eco della magica armonia di Rublёv, che dovette vedere e studiare queste opere nei suoi anni giovanili (Dal Calendario di Russia Cristiana, 1995). Il simbolismo dei colori anche qui riprende il rosso (chiaro) della veste ed il rosso vivo della lancia a tre punte, segni della regalità della natura divina, l’azzurro vivo del manto, segno della sembianza umana di cui l’angelo si è rivestito. Anche i riflessi d’oro della veste e il bianco nelle ali sono simboli rispettivamente della luce e della purezza tipiche della divinità.
 
Lo sfondo richiama, oltre ovviamente la città di Verona dove questa immagine è collocata, il tempo dell’impero romano, quando l’arcangelo Gabriele venne per annunciare l’Incarnazione.
 
 
Le icone sono state “scritte” da Paolo Bellavite (2004) per la sede del Centro Culturale S. Adalberto e sede di Comunione e Liberazione.

 
 
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